L’ennesima operazione anti-doping è iniziata
in gran sordina ieri ed avrebbe già portato a una decina di arresti tra
medici e farmacisti lombardi. Con i primi accusati di prescrivere quel
che non si dovrebbe per normali attività sportive e i secondi di essersi
attivati per procurare le sostanze dopanti vietate per legge, come
l’Epo, l’ormone che stimola la produzione di globuli rossi nel sangue,
utilizzato soprattutto dai ciclisti per ossigenare oltre misura il
proprio sangue, esponendosi però a rischio di trombosi. Ad eseguire gli
arresti sono stati i carabinieri del Nas su ordine della Procura di
Brescia. Ma l’operazione potrebbe a stretto giro coinvolgere altri
professionisti del doping, con nuovi arresti in attesa solo di essere
validati dal Gip.
Amatori e dilettanti
Il giro
smascherato dall’inchiesta bresciana interesserebbe ciclisti amatoriali e
sportivi dilettanti. A conferma del rapporto difficile tra gli italiani
e lo sport. Perché, come dicono i dati del Censis, siamo un popolo di
sedentari, che nel 40% dei casi pratica solo l’ozio o, tutt’al più, di
«sportivi della domenica». E il brutto è che quando facciamo sul serio,
in troppi casi ricorriamo ad aiuti ed aiutini, non sempre leciti.
La
retata lombarda è infatti l’ultima di una lunga serie. I più recenti
dati, diffusi poco più di due anni fa da Libera di Don Ciotti,
raccontano di oltre cento inchieste giudiziarie l’anno, di 105 milioni
di dosi farmaceutiche dopanti sequestrate dal 2000, per una media di 8
milioni di fiale, pillole e «cocktail» vari requisiti ogni anno. Questo,
stando a quel che i controlli dei Nas riescono a far emergere, perché
le stime di Libera parlano di ben 371 milioni di dosi mandate giù ogni
anno da chi fa sport col trucco, alimentando un mercato da 425 milioni
l’anno.
Sempre stando alle stime a praticare lo sport
del doping sarebbero in 185 mila. Anche se la parte del leone la fanno i
pompati delle palestre, i maniaci del body building, che in 69mila
userebbero sostanze dopanti.
Percentuali raddoppiate
Dei
campioni di Tour e Giro hanno fin troppo spesso raccontato le cronache,
ma anche tra i dilettanti delle due ruote il ricorso al doping è in
costante crescita. L’ultimo rapporto della Commissione di vigilanza del
Ministero della Salute (2014) rileva che la percentuale dei positivi ai
test è raddoppiata, balzando dal 4,4 all’8,8%. Tra tutte le discipline, 4
sportivi su cento passati al setaccio dai controlli è risultato
positivo ai test. La percentuale maggiore è tra chi pratica a livello
agonistico body building (28,6%). Nella poco sportiva classifica seguono
hockey e pattinaggio con un dopato su 4, praticanti di arti marziali e
pesistica con il 12,5%, del tiro a segno (10,8%), del tiro con l’arco
(9,4%) e ciclisti. A sorpresa, nei piani alti della classifica dei
dopati troviamo anche gli amanti del golf, risultati positivi nell’8,7%
dei casi.
Fin qui chi fa sport a
livello dilettantistico. Ma non è che tra chi lo pratica a livello
agonistico le cose vadano poi meglio. La classifica dei dopati a cinque
cerchi l’ha stilata il sito «Totallympics» e tra gli atleti olimpici
l’Italia ha conquistato la medaglia di bronzo con 74 casi di doping
accertati. Meglio di noi, si fa per dire, hanno fatto solo India con 93
casi e Russia con 94. Che almeno hanno l’attenuante di avere più atleti
di noi.
tratto da msn.com