104 ANNI DI SQUALIFICA PER CINQUE AMATORI. FERMIAMO QUESTO CICLISMO MALATO
Fa davvero impressione leggere gli atti del rinvio a giudizio davanti al Tribunale Nazionale Antidoping emessi questa settimana dalla Procura Antidoping del Coni nei confronti di cinque cicloamatori piemontesi.
Doriano Cinato (ACSI), in ordine alle violazioni degli artt. 2.2., 2.6. e 2.7. del Codice WADA, con richiesta di squalifica per 20 anni;
Domenico Miccoli (FCI), in ordine alle violazioni degli artt. 2.2., 2.6. e 2.7. del Codice WADA, con richiesta di squalifica per 20 anni;
Gianfranco Fiume (CSEN), in ordine alle violazioni degli artt. 2.2., 2.6. e 2.7. del Codice WADA, con richiesta di squalifica per 20 anni;
Silvio Schiari (ACSI), in ordine alle violazioni degli artt. 2.2., 2.6. e 2.7. del Codice WADA, con richiesta di squalifica per 24 anni;
Massimo Coralluzzo (ACLI), in ordine alle violazioni degli artt. 2.2. e 2.7. del Codice WADA, con richiesta di squalifica per 20 anni.
Cinque cicloamatori, quattro diverse federazioni o enti di promozione sportiva, 104 anni complessivi di richiesta di squalifica: un record.
Il provvedimento arriva dopo l’esame di atti inequivocabili trasmessi alla Coni dal pubblico ministero torinese Raffaelle Guarinello. L’inchiesta, scattata nel 2001 e denominata “Little Dog”,
ha portato in carcere dodici persone e rivelato particolari
agghiacciati su usi e costumi del movimento ciclo amatoriale piemontese.
Sostanze consumate a parte (di tutto e di più), c’è qualcosa di
profondamente malato nei contenuti delle intercettazioni degli indagati,
“agonisti” di età compresa tra 30 e 70 anni in buona parte legati allo
stesso team la Miccoli Sport. C’era una rete di
corridori dopati, infermieri che li rifornivano trafugando farmaci
ospedalieri e garage dove queste porcherie venivano vendute e
somministrate da improbabili “preparatori”.
«Hai trovato le bombe serie? Ti prego, quest’anno devo spaccare le spiagge» è la conversazione registrata dai Nas tra un amatore e un infermiere. E le bombe funzionavano? «Ci
perdevo ogni volta che davo i cambi, allora, ad un certo punto, mi sono
messo davanti e ho tirato due giri a 45 all’ora. Pensavano che
mollassi, e invece ho ingranato il rapportone e gli ho dato 200 metri.
Pensa che non avevo neanche esagerato con i fruttini».
La cosa più assurda è che questo manipolo di fulminati che “non
esagerava con i fruttini” gareggiava esclusivamente in ambito amatoriale
locale, lottando per coppe in plastica ad effetto metallo e buste della
spesa con prodotti da hard discount. Epo e ormoni per una strapaesana,
rischiando carcere e salute. Una follia pura.
Da anni diciamo e scriviamo che Federazione ed enti dovrebbero cancellare le corse amatoriali in circuito dai loro calendari
e piantarla di incentivare questo movimento malato e fallito.
Altrimenti il loro abulico disinteresse a questi fatti si trasformerà in
complicità.Da notare che due degli imputati sono tesserati con enti
(Acli e Csen) che in ambito ciclistico contano quasi nulla per numero di
tesserati. Ma i cui adepti si mettono in mostra per motivi molto
poco nobili.
tratto da https://blog.cyclingpro.it/2014/05/13/104-anni-di-squalifica-per-cinque-amatori-fermiamo-questo-ciclismo-malato/
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